REINSERIMENTO NEL MONDO DEL LAVORO PER I CONDANNATI

La cultura al lavoro è leva fondamentale per la riabilitazione di persone detenute, e va sostenuta con iniziative a diversi livelli: in primo luogo fornendo informazioni, quindi coinvolgendolo nella riprogettazione del sé in un’ottica della legalità, inserendo via via nel processo tutti gli operatori che possono accompagnare la persona nelle varie tappe. Partendo dal presupposto che è difficile collocare al lavoro un ex detenuto, per i detenuti l’iter diventa quasi una corsa ad ostacoli, le procedure burocratiche e i ritardi amministrativi spesso vanificano tanti sforzi avviati per un inserimento lavorativo. Facciamo un appello alla Magistratura di Sorveglianza, perché trovi momenti di confronto valutativi con gli operatori che hanno in carico utenti, per progettare al meglio e in tempi rapidi percorsi possibili e adatti al soggetto. I tempi del mercato mal si adattano ai tempi di verifica della Magistratura che, per l’accesso o un diniego ad una misura alternativa al carcere, sono in media di sei mesi. Questo vuol dire per molti casi la riprogettazione continua di percorsi e soluzioni, che spesso diventa un viaggio in cui non s’intravede la fine.

Partendo dal presupposto che è difficile collocare al lavoro un ex detenuto, per i detenuti l’iter diventa quasi una corsa ad ostacoli, le procedure burocratiche e i ritardi amministrativi spesso vanificano tanti sforzi avviati per un inserimento lavorativo. Facciamo un appello alla Magistratura di Sorveglianza, perché trovi momenti di confronto valutativi con gli operatori che hanno in carico utenti, per progettare al meglio e in tempi rapidi percorsi possibili e adatti al soggetto. I tempi del mercato mal si adattano ai tempi di verifica della Magistratura che, per l’accesso o un diniego ad una misura alternativa al carcere, sono in media di sei mesi. Questo vuol dire per molti casi la riprogettazione continua di percorsi e soluzioni, che spesso diventa un viaggio in cui non s’intravede la fine. La pena, afferma chiaramente la Costituzione Italiana, “deve tendere alla rieducazione del condannato”, il singolo detenuto ha dunque diritto al recupero e alla reintegrazione in società.

L’art. 15 dell’ordinamento penitenziario, legge 26 luglio 1975 n. 354, individua il lavoro come uno degli elementi del trattamento rieducativo, capace di assolvere a tre diverse funzioni contemporaneamente:

1. sottrae i detenuti alle conseguenze dell’ozio ed alla possibilità di socializzare in modo deviante con altri detenuti,
2. favorisce l’apprendimento di nuove competenze da spendersi dopo l’espiazione della condanna per il reinserimento;
3. offre la possibilità di ricavare un guadagno, col quale soddisfare le proprie necessità e sussidiare la famiglia.

Ogni anno l’Italia – solo per il sistema penitenziario – versa circa 2.9miliardi di euro: ogni detenuto (dei 60.552 totali) costa al mese circa 4.000 euro (131 euro al giorno).

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